Nikon F 70. Obiettivo: Sigma AF D 70-200 mm f2.8 Apo EX HSM alla massima focale. Pellicola invertibile Fuji Velvia 50 ISO. Appoggio su sacchetti di sabbia.

Durante i safari è consuetudine andare alla ricerca dei cinque grandi, "big five", ovvero rinoceronte, bufalo, elefante, leone e leopardo, e spesso si trascurano gli altri innumerevoli abitanti della savana, come se fossero meno importati. Sbagliando! La savana è un ambiente dall'equilibrio perfetto e ogni creatura, sia animale che vegetale, svolgendo un preciso ruolo, contribuisce al mantenimento di questo equilibrio. Non a caso nei parchi recintati, ovvero dove gli animali non hanno la possibilità di muoversi e migrare liberamente, sorgono per alcune specie animali problemi di sovra o sotto popolamento, che si ripercuotono poi nella vegetazione, a cui manca il tempo necessario per la rigenerazione. I Parchi Naturali, se si vuole che restino tali e non si trasformino in grandi zoo safari desertificati, non devono essere recintati.

La natura selvaggia non tollera limitazioni e l'uomo deve essere tanto intelligente e lungimirante da comprendere che ogni intervento restrittivo è destinato, prima o poi, a fallire, sia in termini di conservazione animale che ambientale.

Ogni animale o pianta, in quanto singolo elemento di un sistema più complesso, merita, quindi, di essere osservato, fotografato e lasciato libero, perché è proprio grazie alla sua presenza e alla sua libertà che la savana, nel suo insieme, "respira" come un unico grande organismo vivente.

Il dik dik ritratto nella foto in atteggiamento "sospettoso" l'ho incontrato subito dopo l'ingresso al Parco Tzavo Ovest. Se ne stava tranquillo e ben mimetizzato sotto l'improbabile ombra di un albero solo all'apparenza morto, in realtà in attesa di piogge per germogliare di nuovo.

La foto qui presentata non ha grande valenza artistica. Per quanto sia ben costruita nella composizione e nel contrasto tra forti luci ed ombre, manca l'elemento che la faccia risaltare: il dik dik, che dovrebbe essere il soggetto principale, si perde fra la intricata vegetazione, addirittura si fa fatica a vederlo. Ma la "debolezza" di questa foto è anche la sua carta vincente, nasce da qui, infatti, il suo elevato contenuto naturalistico.

La foto evidenzia come il manto della pelliccia del dik dik si confonda perfettamente con la secca vegetazione circostante. La posizione dell'animale sul "chi va la" è un valore aggiunto. Il mimetismo e la prontezza, insieme con l'agilità nella corsa, sono le armi di difesa migliori del dik dik nei confronti dei suoi naturali predatori. E la foto, nel suo quasi "fastidioso" monocromatismo, proprio questo racconta!

In fotografia naturalistica bisogna scendere a compromessi: non sempre la valenza artistica di una foto si correla perfettamente con la sua valenza naturalistica, anzi a volte le due cose sembrano essere in antitesi!

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