Parco Kruger, Sud Africa. Incontriamo Duke per la prima volta in un safari pomeridiano, durante il quale per la verità non avevamo avvistato, ancora, niente di eccitante, a parte i "soliti" scorci paesaggistici che la savana, inconsapevolmente generosa, è sempre lì pronta ad offrire all'occhio, e oserei dire al cuore, che sa goderne. Nei momenti di luce migliori ... fino allo struggimento.

Duke è un vecchissimo elefante, famoso al Kruger tanto che gli è stato addirittura attribuito un nome, Duke, appunto. Ma la fama di Duke non deriva dalla sua età anagrafica, ma da un altro particolare, ad essa comunque strettamente correlato: Duke ha due zanne di tre metri d'avorio l'una, le cui estremità, anche adesso, sono lì ad accarezzare la savana ad ogni suo passo. Il nostro ranger ce ne aveva parlato. Più volte altri safaristi, incrociati lungo le piste, ci avevano detto di averlo visto, laggiù. Per noi era diventato quasi un miraggio e questa attesa, carica di aspettative, ci aveva indotto a pensare che l'incontro con Duke, se mai fosse avvenuto, non sarebbe stato un incontro qualunque.

E così fu. Innanzitutto quel pomeriggio non era previsto, eravamo alla ricerca di una coppia di leoni e nessun altro safarista incrociato ci aveva dato notizia di averlo visto. Certo le previsioni nella savana sono sempre un po' un terno all'otto, nel senso che non si sa mai che cosa accadrà e chi si incontrerà, anche se al Kruger, per la verità, non è proprio così. Mi spiego: il parco è molto ben organizzato, fin troppo a mio parere. Se si viaggia da soli, con un auto noleggiata, si possono percorrere strade in parte asfaltate, in parte ben battute, dove si incontrano altri veicoli i cui passeggeri sono lì pronti, giustamente, a dirti dove, quando e quali animali hanno incontrato. Se si viaggia avendo prenotato il safari in una riserva privata si possono percorrere una quantità quasi illimitata di piste praticabili solo da fuoristrada che ne hanno il permesso. La cosa è ovviamente più avventurosa, ma solo sulla carta. Ogni jeep è dotata di radio trasmittente ed è costantemente in contatto con altre jeep e con la direzione del parco, tutti pronti a scambiarsi informazioni per accontentare il turista. Questo è un bene!? Al rientro nei propri paesi di origine ognuno potrà dire di aver visto i famosi Big Five, tralascerà però forse di raccontare di non aver goduto della più bella delle sensazioni che un safari può generare, che è quella della sorpresa, dell'incontro casuale e inaspettato.

Chi ha fatto più safari comprenderà appieno queste mie parole!

Ebbene Duke, quel pomeriggio, è stato l'inconsapevole soggetto del senso più profondo della parola "safari". Ma forse non del tutto inconsapevole. Mi piace infatti pensare che Duke sia, al contrario di ogni fredda logica, perfettamente cosciente delle emozioni che provoca a chi ha la fortuna di poterlo incontrare e osservare. Questo pensiero non è una mia personale astrazione, ovvero quella nota tendenza ad interpretare in senso umano comportamenti animali, come spesso accade con quelli domestici. Duke è tutt'altro che domestico, è un animale selvaggio, ed io tendo per deformazione professionale all'oggettività.

Duke, quindi, sa di essere uno spettacolo della savana, di essere il primo attore del teatro primordiale della Natura. Calca la scena in ogni momento con grandiosa semplicità, con quella saggezza che solo una lunga vita ha saputo scrivere tracciando rugosità profonde sulla sua pelle. Con l'armonia di qualche tonnellata di eleganza Duke si muove, mangia, agita la proboscide e sventola le ampie orecchie. Respira. Le sue zanne, enormi, pettinano dolcemente l'erba alta della savana o sradicano alberi come se fossero fuscelli. Duke è stato, ed è, un elefante temuto dagli altri, ha combattuto per il suo territorio e per trasmettere i suoi geni alle generazioni future secondo regole naturali immutate. Forse è stato sempre un elefante solitario. Osservandolo si ripercorre in un attimo, inesorabilmente, la sua lunga vita.

Poi capita che sollevi e giri la sua enorme testa ... i suoi occhi si incontrano con i tuoi. Lo spettacolo è finito. L'attore attende l'applauso, che silenzioso col cuore invade la scena. Lui lo sente, gira e riabbassa la testa. Come il più umile dei grandi attori riprende lo spettacolo, che è la sua vita, che è la nostra gioia.

Signore e signori,

DUKE

Nikon F 301. Obiettivo: Sigma AF D 70-200 mm f2.8 Apo EX HSM. Pellicola invertibile Fuji Velvia 50 ISO.  

Alcune brevi osservazioni sulla scelta della foto di Duke pubblicata. Non si vedono gli occhi, così importanti in un ritratto e fondamentali per il senso del testo, ed è rappresentato solo un piccolo accenno delle enormi zanne, probabilmente uniche nel panorama attuale degli elefanti in Africa. La foto vuole essere un valore aggiunto al testo e credo che gli sia attribuito da quei due o tre fili d'erba davanti alla proboscide, che non sono sfuocati, ma mossi dall'avanzare di Duke!

La luce radente del tardo pomeriggio, resa alla perfezione dalla Velvia 50, completa l'immagine!

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