Come catturare immagini di Natura interessanti senza fare viaggi intercontinentali e ...
senza un'attrezzatura professionale? Ad esempio andando per un week-end nel Parco del Conero

testo e foto di Fausto Moroni

       La fotografia naturalistica, e in particolare la caccia fotografica, possono essere molto divertenti, appaganti ed emozionanti, ma anche estremamente frustranti e costose. Può accadere di trascorrere intere giornate alla ricerca di un "soggetto interessante" senza trovare alcuna opportunità di scatto, o, al contrario, "riempire" svariati rullini per poi constatare al momento della visione delle diapositive che nessuna è come l'avevamo immaginata. La nitidezza non ci soddisfa, alcuni scatti sono addirittura mossi e nessuna immagine è incisiva. Un fallimento totale. Se arriviamo a questa conclusione, strano ma vero, siamo partiti con il piede giusto, ovvero da noi stessi pretendiamo di più, e di più possiamo ottenere, anche senza una attrezzatura cosiddetta professionale. Importante è imparare a "vedere" senza dare niente per scontato e ... fare molta pratica. Per imparare a "vedere" ci si dovrà affidare alla propria sensibilità, anche se la lettura di libri e riviste di fotografia e la frequentazione di mostre può aiutare moltissimo; per fare pratica non è certo necessario fare viaggi intercontinentali e raggiungere località o parchi famosi. Pensandoci bene troveremo di certo un luogo vicino e adatto alle nostre esigenze. A pochi chilometri da Ancona, nel Parco del Conero, le opportunità di scatto non mancano ed è possibile fare un autentico reportage fotonaturalistico: la costa si presta ad immagini marine suggestive e la vegetazione nasconde, nei suoi particolari, immagini accattivanti e, nelle visioni d'insieme, esplosive fioriture di papaveri, di ciclamini ed altri fiori. Poi ci sono dei laghetti che ospitano germani reali, papere e gallinelle d'acqua dove ci si può dedicare tranquillamente alla caccia fotografica. Non fotograferemo ovviamente animali rari, esotici o in via di estinzione, ma potremo ugualmente mettere alla prova ed affinare le nostre capacità tecniche e visive, e tale esperienza potrà sempre tornare utile.

      Dimentichiamo subito l'idea che si possa fare fotografia naturalistica seria, se pur amatoriale, con poco "peso". Una reflex, un obiettivo "normale" e uno zoom 70-300 mm f4-5.6 non sono affatto sufficienti, pur potendo rappresentare una dotazione minima indispensabile. Un obiettivo grandangolare, tubi di prolunga, un flash, uno scatto flessibile, un filtro polarizzatore, magari un altro corpo macchina e, soprattutto, un robusto cavalletto appesantiranno di certo il nostro bagaglio, ma saranno indispensabili per inquadrature più particolari e precise, e per immagini di caccia fotografica nitide.

      Per fotografare gli "abitanti dei laghetti" la regola numero uno, nella fase di avvicinamento e nei vari spostamenti che seguiranno, è di non fare movimenti bruschi e di non mettersi sotto vento. Nel laghetto dove sono state fatte le riprese gli animali sono abituati alla vista dell'uomo e non scappano, tuttavia se ci si allontana dalle zone più frequentate per trovare punti di ripresa originali o inconsueti gli animali diventano più cauti e la regola va applicata alla lettera (dove gli animali sono più diffidenti potrebbe essere utile un capanno mimetico nel quale nascondersi, leggero e facilmente montabile, ma acquistabile, ahimè, nei negozi di caccia e pesca). La regola numero due è utilizzare il più spesso possibile cavalletto e scatto flessibile. Utilizzando obiettivi di lunghezza focale elevata, infatti, il rischio di mosso è molto alto, anche con tempi di esposizione considerati sicuri, e il micromosso è sempre in agguato. La regola numero tre è non distrarsi, la minima distrazione, infatti, può far perdere lo "scatto" di tutta una sessione di riprese. Inoltre, quasi spontaneamente, come attratti da una forza magica che altro non è che l'istinto di cercare punti di vista migliori, ci ritroveremo a cambiare posizione, e non solo in senso orizzontale ma anche verticale. Per inquadrare il soggetto alla sua altezza ed avere immagini di maggiore impatto visivo sarà necessario infatti sdraiarsi a terra, magari con le gambe del cavalletto, ed anche i gomiti, completamente immersi nell'acqua. Le riprese di paesaggio e di soggetti macro, non appartenenti al mondo animale, possono essere più rilassanti, ma anche in questi casi, per ottenere buone immagini saremo costretti ad assumere posizioni scomode, attendere che il vento si plachi e che la luce cada sul nostro soggetto illuminandolo correttamente. Minime variazioni di luce, infatti, possono modificare notevolmente l'effetto finale dell'immagine.

      La fotografia naturalistica e la caccia fotografica, essendo attività che si svolgono nella natura, richiedono un assoluto e incondizionato rispetto dell'ambiente, rispetto che aumenterà, anche se in modo apparentemente inconsapevole, a tal punto da farci considerare la Natura come l'elemento più prezioso da salvaguardare. Tanto prezioso che in certi momenti ci sentiremo come parte integrante di esso e la macchina fotografica non sarà più un complesso strumento meccanico o elettronico, a seconda dei casi, che si frappone fra noi e il mondo che si apre al di là delle "tredici lenti riunite in undici gruppi" dell'obiettivo, ma sarà un magico cordone ombelicale che ci unisce al mondo e a tutte le sue creature. Momenti come questi possono essere rari o frequenti, dipenderà dalla nostra sensibilità, spesso, tuttavia, ci sentiremo affaticati e magari anche delusi per i pochi soggetti fotografati, ma, nella peggiore delle ipotesi, avremo comunque trascorso qualche ora serena all'aria aperta.

La scelta della fotocamera

      Potenzialmente qualunque fotocamera reflex può andar bene per la fotografia naturalistica. È chiaro che più funzioni possiede maggiore sarà la praticità d'uso (a patto di conoscerla molto bene), tuttavia è da preferire un apparecchio con una funzione elettronica in meno rispetto alla impossibilità di poterlo utilizzare in modo completamente manuale. Dal controllo dell'esposizione alla messa a fuoco, l'utente deve poter avere la completa padronanza della macchina e la libertà di intervenire e modificare qualunque impostazione in ogni momento. Fortunatamente le moderne fotocamere di fascia media possiedono molte funzioni utili, come la misurazione spot, l'autofocus continuo, l'attacco per lo scatto flessibile, i vari automatismi di esposizione e, naturalmente, l'esposizione manuale, che rimane sempre la scelta migliore, perché non esiste esposimetro, per quanto sofisticato, in grado neanche di avvicinarsi alle potenzialità del nostro cervello. Molte fotocamere inoltre possiedono una rapidità di sequenza di scatto sufficientemente elevata da poter riprendere azioni anche abbastanza veloci. Spesso mancano però due funzioni che in certi casi possono essere indispensabili, o quantomeno molto utili, e che sono la visualizzazione della profondità di campo e il sollevamento manuale dello specchietto. Non dobbiamo però disperare perché queste due funzioni possono essere bypassate con due piccole accortezze: per la previsualizzazione della profondità di campo è sufficiente guardare nell'oculare, sbloccare l'obiettivo e iniziare, senza portare a termine, l'operazione di smontaggio dello stesso ruotandolo leggermente. Il consiglio è di attuare questa operazione solo se la macchina fotografica è saldamente ancorata al treppiede. Per ammortizzare le microvibrazioni prodotte dal ribaltamento dello specchietto al momento dello scatto sarà sufficiente l'utilizzo di un sacchetto di sabbia da posizionare sul pentaprisma della fotocamera. Con una cifra, quindi, anche inferiore al milione possiamo portarci a casa la fotocamera che fa al caso nostro.

La scelta degli obiettivi

      Il problema vero è rappresentato dagli obiettivi. Il parco ottiche di un fotografo naturalista deve essere abbastanza completo e andare dal grandangolo al teleobiettivo spinto, passando almeno attraverso un'ottica macro. Un investimento di notevole entità economica. Obiettivi cosiddetti professionali di qualunque lunghezza focale, con ampie aperture minime e in grado di restituire una nitidezza eccellente a qualunque diaframma, hanno prezzi molto elevati. Tuttavia questo non deve essere motivo di scoraggiamento, perché con la completa conoscenza delle caratteristiche tecniche e qualitative dell'attrezzatura ben più economica che si possiede, e qualche piccolo trucco, si possono ottenere immagini soddisfacenti. Ad esempio è bene sapere che obiettivi economici di lunga focale non danno quasi mai le massime prestazioni, in termini di nitidezza, alle aperture estreme. Quindi con uno zoom 70-300 mm f/4-5.6 di ultima generazione, che rappresenta il minimo indispensabile per la caccia fotografica e costa approssimativamente poco più di mezzo milione, potremo ottenere delle buone immagini solo se avremo l'accortezza di usarlo, luce permettendo, a diaframmi intermedi. Questa è sicuramente una limitazione importante che in termini pratici si paga con la impossibilità di avere un'immagine ben dettagliata di un animale che si muove, anche lentamente, se il cielo è coperto, poiché per avere un'esposizione corretta saremo costretti ad usare un tempo di scatto troppo lungo o un diaframma più aperto, ed entrambe le soluzioni non sono ottimali, e spesso possibili. Quando ci troviamo in questa situazione non dovremo pensare alla fortuna del fotografo professionista perché possiede un bel 300 mm f/2.8, che è tutt'altro che facile da utilizzare con i suoi oltre 3 chili di peso (considerando anche il corpo macchina), ma dovremo concentrare l'attenzione solo sulla nostra attrezzatura. Ci accorgeremo così di avere ben tre alternative di scatto, e non sono poche: la prima, e più drastica, è montare un obiettivo di lunghezza focale minore, magari un grandangolo, e fare una foto ambientata; se l'animale però "collabora" e si ferma, la seconda è scattare con il teleobiettivo a nostra disposizione, ben più maneggevole di un 300 mm f2.8 e, tanto maneggevole, che se l'animale si mette a correre, la terza è provare il panning. Con la luce della regola del sole a f/16 e il sole alle nostre spalle, invece, anche con lo zoom sopra citato e una pellicola da 100 ISO, potremo utilizzare il diaframma f/8 con un tempo di scatto di tutta sicurezza ed ottenere una foto nitida persino se il colore dell'animale si discosta di molto dal tono medio (vedi tabelle) a patto che il nostro sistema di ripresa si trovi ben saldo su un robusto sostegno. Per quanto riguarda invece l'utilizzo di ottiche grandangolari in fotografia naturalistica, poiché quello che generalmente si ricerca è una buona profondità di campo, ottenibile solo utilizzando diaframmi piuttosto chiusi, aperture minime molto elevate non sono necessarie. Una caratteristica importante, spesso invece trascurata quando si acquista un nuovo obiettivo di corta focale, è la distanza minima di messa a fuoco, che, quanto minore sarà, tanto più consentirà di effettuare delle macro ambientate di grande impatto visivo. Infine, la macrofotografia può essere affrontata utilizzando, invece di obiettivi dedicati, tubi di prolunga o lenti addizionali, economicamente molto più abbordabili, da abbinare ad obiettivi già in nostro possesso. Certo tutte queste soluzioni non sono ottimali, ma consentiranno, senza affrontare spese eccessive, un primo e soddisfacente approccio alla fotografia naturalistica.

La scelta delle pellicole

      Nonostante in commercio ci sia un numero infinito di pellicole, e annualmente ne escono di nuove, la scelta di quella giusta non è un grosso problema. Sono da escludere le pellicole negative colore, comprese quelle professionali, poiché in termini di qualità sono inferiori anche alle invertibili amatoriali, inoltre se vogliamo proporre il nostro lavoro a qualche giornale o editore, che si occupa di fotografia naturalistica, sicuramente ci verranno richiesti gli originali in diapositiva. La scelta va quindi orientata sulla pellicola invertibile a bassa sensibilità. È bene chiarire subito che lavorare con questo tipo di pellicola comporta molti rischi, ma usata bene darà i risultati migliori, sia in termini di nitidezza che di grana. La latitudine di posa di queste pellicole è molto limitata e errori anche di uno stop dall'esposizione corretta possono pregiudicare il risultato finale, con sovra o sottoesposizioni intollerabili. Lo stesso non succede utilizzando il negativo colore che sopporta bene errori ben più ampi, correggibili successivamente in fase di stampa. Quale pellicola invertibile scegliere? Visto che con gli obiettivi potremmo non essere al massimo della resa è meglio scegliere una buona pellicola professionale molto nitida e contrastata. Fuji e Kodak sono due marchi di qualità indiscussa e il risultato finale è sempre buono, sebbene anche l'occhio meno esperto può notare differenze cromatiche e tonalità più o meno calde a seconda della pellicola utilizzata. Molto dipende dal gusto personale. L'unico consiglio è provare le varie pellicole, scegliere quella che più si avvicina al nostro concetto di bello e utilizzare sempre la stessa in modo da comprenderne bene le caratteristiche, pregi e difetti, perché nulla è perfetto, così da poter prevedere ancor prima dello scatto ciò che la pellicola registrerà.

La scelta degli accessori

      La parola accessorio può far pensare a qualche cosa di utile ma non di indispensabile. Nella fotografia naturalistica, e soprattutto nella caccia fotografia, certi accessori sono invece indispensabili. È infatti perfettamente inutile durante una escursione di caccia fotografica utilizzare un obiettivo di lunga focale, pesante, magari di altissima qualità e costoso, senza avere a disposizione un robusto cavalletto che sorregga il complesso fotocamera-obiettivo. Un sacchetto di sabbia leggero, ma di almeno mezzo chilo, potrebbe essere utile per aggiungere peso sul pentaprisma della fotocamera e scongiurare così qualsiasi rischio di mosso dovuto al vento o al sollevamento e ribaltamento dello specchietto durante lo scatto. Nella caccia fotografica, in cui si utilizzano spesso se non sempre teleobiettivi spinti, il rischio di mosso è sempre in agguato, poiché esso è direttamente correlato alla lunghezza focale dell'obiettivo utilizzato, ovvero all'angolo di campo coperto. Quanto più lunga è la focale dell'obiettivo (angolo di campo coperto piccolo), tanto più pericolosa sarà la stessa entità di vibrazione. Esiste la regola, ormai nota a tutti, che consiglia di non scattare mai a mano libera con un tempo più lungo del reciproco della lunghezza focale dell'obiettivo utilizzato, ma ci sono anche altri elementi da tenere bene in considerazione, insieme a quelli già citati, per evitare il mosso, e sono la nostra manualità, la distanza dei soggetti da fotografare e i loro eventuali movimenti. Altri accessori fondamentali sono lo scatto flessibile, da utilizzarsi sempre quando la fotocamera è saldamente posizionata, e il filtro polarizzatore, utile per eliminare riflessi ed esaltare il blu del cielo. Attenzione però, il suo utilizzo potrebbe allungare troppo il tempo di scatto e allora meglio qualche riflesso e un cielo non polarizzato piuttosto che un'immagine mossa e quindi sicuramente da scartare. Per proteggere la lente frontale dell'obiettivo molti lasciano sempre montato un filtro skylite o UV. Con obiettivi non di altissima qualità è consigliabile, tuttavia, non aggiungere altri elementi in vetro, se non per motivi cromatici, ovvero eliminare dominanti blu se si fotografa paesaggi innevati o soggetti in ombra. Per proteggere la lente utilizziamo invece il paraluce dell'obiettivo e un po' più di attenzione nel maneggiare il tutto. Il paraluce, inoltre, svolge molto bene anche la propria funzione ed è bene, anche per questo, che sia sempre montato. Un altro accessorio fondamentale è il flash. Nonostante la fotografia naturalistica si pratichi all'aperto è errato pensare che la luce ambiente sia sempre sufficiente e illumini correttamente il soggetto principale, spesso il contrasto tra soggetto e sfondo può essere molto elevato, tanto, appunto, da dover ricorrere ad una illuminazione ausiliaria. Sapientemente dosata, la luce flash sarà in grado di evitare contrasti intollerabili o perdite, altrettanto intollerabili, di dettagli sul soggetto principale. È consigliabile in questi casi sottoesporre il lampo flash di 1/3 o 2/3 di stop così da ottenere un perfetto bilanciamento tonale con la luce ambiente. Se il soggetto è lontano, come può spesso capitare nella caccia fotografica e stiamo utilizzando un teleobiettivo, sarà anche necessario l'utilizzo di una parabola tele in grado di concentrare la luce sul piccolo angolo di campo coperto dall'obiettivo. Potremo anche costruircelo da soli utilizzando una lente di fresnel.

Cosa mettere in borsa

      Il problema a questo punto è cosa mettere in borsa e anche che tipo di borsa utilizzare. Se il luogo è facilmente raggiungibile in macchina, prendiamo tutto quello che abbiamo e mettiamolo in una semplice borsa fotografica. Se il luogo da raggiungere richiede invece un lungo percorso a piedi bisognerà fare delle scelte, pensando però che il peso risparmiato potrà limitare la qualità e le opportunità di scatto. In questo caso è più comodo utilizzare uno zaino fotografico. Si potrebbe pensare che l'attrezzatura minima sia rappresentata da un corpo macchina e uno zoom macro 70-300 mm f4-5.6, ma, arrivati al termine di questo lungo articolo è ormai chiaro che, se non si vuole lasciare tutto al caso o alla fortuna, questo corredo è assolutamente insufficiente. Sono necessari, come appena detto, un robusto e quindi pesante treppiedi, uno zoom 35-70, un flash, un filtro polarizzatore, uno scatto flessibile, un paio di sacchetti di tela da riempire sul luogo di sabbia o rena e un cartoncino grigio neutro, che si rivelerà certamente utile per misurare l'esposizione. Un secondo corpo macchina, magari quello totalmente meccanico dimenticato chissà dove, con un grandangolo montato, potrebbe inoltre rivelarsi molto comodo.

Lo scatto

      Dopo aver preparato tutto minuziosamente, aver raggiunto il luogo delle riprese, trovato il soggetto interessante, calcolato l'esposizione esatta, ecco finalmente giunto il magico momento dello scatto, quell'attimo impercettibile in cui lo specchietto della reflex si alza, l'otturatore si apre e la luce, attraversandolo, colpisce l'emulsione fotografica della pellicola impressionandola per sempre. Rivedremo forme e colori di quella luce qualche giorno dopo sul nostro tavolo luminoso, ingrandite dalla nostra loupe che ci mostrerà, inesorabilmente, se avremo fatto o meno un buon lavoro.

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