Spesso fotografiamo solo ciò che ci interessa perdendo molte opportunità di scatto o scattiamo foto addirittura casuali e allora ... imponiamoci un "tema" e tentiamo di svolgerlo nel miglior modo possibile. Ad esempio al porto di Ancona.

di Fausto Moroni

Ogni “oggetto” che appare riflesso nello specchietto di una reflex è degno di attenzione e può essere interessante, e, anche se non rappresenta il “soggetto” fotografico che più ci piace, “lavorarci” può rivelarsi un ottimo banco di prova e un utile esercizio fotografico. Il compito svolto in queste pagine documenta, fotograficamente, l’ora in cui rientrano i pescherecci dopo una o più giornate di pesca. Come prepararsi per svolgere al meglio questo esercizio? Ovvero, quali obiettivi mettere in borsa? Quali accessori, filtri, cavalletto, flash? E, per andare più sullo specifico, quali coppie tempo diaframma utilizzare? Quale pellicola? Meglio una giornata di sole o una coperta? Ovviamente tutto dipende dalla nostra sensibilità e dal risultato che vogliamo ottenere. Le foto qui presentate rappresentano uno dei tanti svolgimenti possibili di questo tema e non è detto che sia il migliore.

Sono partito dal concetto che dovevo rappresentare il lavoro dell’uomo, un lavoro duro e di sacrificio, per cui niente foto sfocate o flou, ma massima profondità di campo ottenibile e nitidezza, per quanto possibile, su tutto il fotogramma. La mia pellicola doveva essere impressionata da immagini realistiche ed incisive, senza sentimentalismi o cadute falsamente poetiche. Per realizzare ciò che avevo già progettato nella mia mente, quindi, ho scelto una splendida giornata di sole, grazie alla quale ho anche potuto utilizzare le mie pellicole preferite a bassa sensibilità, le Kodachom 64 ISO, che ritengo siano, nonostante la loro “età”, ancora imbattibili per definizione e resa dei colori. Non presentano dominanti o esagerazioni cromatiche, che possono essere d’effetto per certi soggetti, ma non per rappresentare la realtà, almeno a mio parere. (Da non sottovalutare anche la disponibilità e la cortesia del servizio Kodak, nella persona del sig. Tintori, al quale va un ringraziamento particolare e pubblico). Quindi, scelta la giornata, ho caricato con Kodachrom le mie due fotocamere Nikon F301 e F70, su cui avevo montato, rispettivamente, il 28-70 e 70-200 mm entrambi f2,8 e sono andato al porto. Ho fatto un giretto d’ispezione per studiare un po’ l’ambiente, due chiacchiere con i pescatori e via al lavoro.

Calcolare l’esposizione non è stato difficile: ho usato quasi sempre la regola del sole a f16 e solo quando l’illuminazione era molto di taglio, per sicurezza, ho esposto a forcella e ho utilizzato, a volte, un colpo di flash di schiarita per ammorbidire le ombre nel primo piano. Ho usato molto spesso il 28-70 mm alla focale minore per cercare di entrare nella scena con un ampio angolo di ripresa e a diaframmi piuttosto chiusi per ottenere una buona profondità di campo e il 70-200 mm alla focale maggiore per comprimere i piani e dare la sensazione di “rubare delle immagini” altrimenti non ottenibili. Non ho mai usato il cavalletto. Avrei potuto utilizzare il filtro polarizzatore, ma, scattando a mano libera, due stop di luminosità in meno mi avrebbero fatto perdere troppo in profondità di campo. Per cui niente filtro. Per il resto mi sono lasciato trasportare dalle immagini che mi ero creato e che si andavano creando nel mio cervello, cercando primi piani “forti” nella visione grandangolare e riprese quasi cinematografiche con le lunghe focali. Tutto questo per fotografare i pescatori e il loro lavoro.

In modo tecnicamente diverso ho lavorato per le riprese di paesaggio o comunque senza la presenza umana. In questi casi ho utilizzato sempre il cavalletto e spesso anche il polarizzatore. Nelle riprese effettuate con il 28-70 mm ho cercato di non lasciare mai vuoto il primo piano, inserendo, a volte, anche elementi che potrebbero apparire di disturbo ma che, in realtà, sono parte integrante dell’ambiente. Con le lunghe focali ho esteso al massimo la profondità di campo e ho cercato sempre dei punti di ripresa particolari, tali, a volte, da far sembrare le barche, che erano ormeggiate in porto, direttamente sotto i palazzi della città.

Se sono riuscito a svolgere questo tema fotografico in modo originale non lo so, ma spero di avervi stimolato ad impugnare la reflex, ad uscire e fotografare anche soggetti che non rientrano nei vostri interessi, perché imporsi un compito può essere un esercizio interessante e formativo. Vi accorgerete che la fotografia ancora una volta vi farà trascorrere un pomeriggio divertente e creativo. Senza dubbio, in questo caso, si sono divertiti anche i pescatori, che ringrazio per la disponibilità con cui si sono lasciati fotografare e per la simpatia. L’unico imprevisto? Una pattuglia di carabinieri mi ha fermato per chiedermi identità e professione. Il giorno dopo Ancona ospitava il vertice dei paesi dell’Adriatico, personaggi importanti erano già nel capoluogo marchigiano ed io potevo essere un “fotografo spia”.  

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