Nikon F 70. Obiettivo: Sigma AF D 70-200 mm f2.8 Apo EX HSM, duplicato. Pellicola invertibile Kodachrom 64 ISO.

Avvicinare gli elefanti al Masai Mara e in qualunque altro parco africano in cui questi pachidermi sono abituati alla presenza umana non è difficile, tuttavia bisogna sempre usare la massima cautela, specialmente se nel branco sono presenti dei cuccioli. Le mamme sono sempre molto protettive e una mossa sbagliata, interpretata come un pericolo, può indurle a caricare. Comunque una volta che questi enormi pachidermi hanno accettato la nostra presenza potrà anche accadere che qualche elefante, curioso per natura, si avvicini alla nostra jeep offrendoci delle possibilità di scatto a distanza veramente ravvicinata. È il caso di questa foto.

Generalmente per ottenere foto della massima nitidezza durante i safari si usa appoggiare il complesso fotocamera-obiettivo su dei sacchetti di tela preventivamente riempiti di sabbia e appoggiati a loro volta sul longherone della jeep, utilizzare un cavalletto all’interno di una vettura è scomodissimo se non impossibile, e d’altra parte scattare a mano libera con lunghi teleobiettivi è vivamente sconsigliabile, per cui quella dei sacchetti è la soluzione migliore. A volte, tuttavia, per ottenere certi risultati potremmo essere costretti a dover scattare senza l’ausilio di nessun supporto. La nitidezza dell’immagine sarà necessariamente affidata solo alla nostra abilità e al coraggio di rimanere tranquilli mentre un enorme elefante si avvicina … troppo e ad orecchie aperte (che è segno di attacco) … alla nostra jeep. Lo stretto angolo di campo coperto dall’obiettivo mi ha nascosto la reale posizione degli enormi padiglioni auricolari e mi ha permesso di concentrarmi solo sullo scatto della foto.

Mentre scattavo, tuttavia, con i gomiti appoggiati sul longherone della jeep, stando in piedi e sporgendomi in parte verso l’esterno della vettura, sentivo mia moglie, già seduta, sussurrare: vieni giù ché questo esemplare è nervoso! Non le ho dato retta perché avevo intuito la possibilità di un buono scatto e il nostro autista non aveva acceso il motore dalla jeep. Poi vedere quel primo piano dell’elefante riflesso nello specchietto della mia reflex mi aveva in qualche modo “fotograficamente eccitato”. Comunque la prudenza nella savana non è mai troppa, gli animali per quanto abituati a vedere l’uomo possono essere imprevedibili e forse sono stato un po’ imprudente.

Molto utile, se non indispensabile, è stato l’autofocus che mi ha permesso di concentrarmi esclusivamente sull’inquadratura. Per l’esposizione ho utilizzato la misurazione spot presa sulla fronte dell’elefante e ho quindi chiuso di uno stop poiché avevo valutato quella zona di pelle di una tonalità più scura rispetto al grigio medio. Per la correzione ho utilizzato il tempo di scatto, avendo fissato preventivamente il diaframma dell’obiettivo alla massima apertura. Lavorando a mano libera avevo infatti bisogno del tempo di scatto più breve possibile, mantenendo ovviamente l’esposizione corretta.

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