Nikon F 70. Obiettivo: Sigma AF 170-500 mm f5-6.3. Pellicola invertibile Kodachrom 64 ISO. Ripresa a inseguimento con appoggio su sacchetti di sabbia.

Nella caccia fotografica ci sono delle priorità da tenere in considerazione che determinano la riuscita o meno di una foto. Rappresentare un determinato comportamento animale, come la predazione, il corteggiamento, la cura della prole, la fuga, oppure l'habitat in cui l'animale vive, le abitudini e magari qualche atteggiamento particolare e inconsueto di animali apparentemente poco dinamici, è sicuramente garanzia di una foto naturalistica riuscita.

Ci si dimentica però, a volte, della composizione. Gli gnu, fotograficamente parlando, sono spesso rappresentati in corsa mentre guadano fiumi o scappano dai predatori, oppure in mandrie molto numerose, come in realtà è loro abitudine vivere. Abitudine che ha permesso a questa specie della famiglia dei bovidi di sopravvivere nella savana senza essere sopraffatta dai predatori, in un equilibrio ormai ben rodato da millenni.

Lo gnu della foto si è invece allontanato dal branco, forse per cercare erba più fresca, e, solitario e intraprendente, bruca nella savana bruciata dal sole non più protetto dal numero della mandria. Una circostanza particolare e pericolosa, e, se vogliamo, una metafora della vita, che volevo registrare in pellicola. Sorgeva a quel punto però il problema di come realizzare una foto non banale. Se nel fotogramma ci fosse stato solo l'animale, l'immagine sarebbe risultata sicuramente insignificante. Bisognava farci entrare qualcos'altro che "raccontasse" e che, nello stesso tempo, "bilanciasse" il peso scuro della pelliccia dello gnu. Cosa di meglio dell'acacia sfocata sullo sfondo, leggermente spostata a destra?

Più volte mi sono chiesto quale sia l'elemento che contraddistingue la savana da ogni altro ambiente naturale. Forse il leone, o il leopardo, o un altro dei tanti animali africani? No. È l'acacia, questo albero straordinario e unico che merita, da solo, un viaggio in Africa.

La foto così composta acquista un senso e forse restituisce l'idea di una eroica solitudine, o meglio, di due eroiche solitudini.

Due sono state le principali difficoltà tecniche di questo scatto: mantenere l'orizzonte perfettamente "orizzontale" e scattare al momento giusto, ovvero quando la testa dello gnu e l'acacia si contrapponevano posizionandosi, la prima, in basso a sinistra e, la seconda, in alto a destra.  Gli gnu brucano camminando, e si spostano velocemente, ed io stavo scattando, come al solito, con un'ottica tele. La presenza dello gnu e dell'acacia all'interno del mirino della macchina fotografica, così come sono stati ripresi, è durata appena il tempo dello scatto.

Niente doveva essere lasciato al caso, ma, nello stesso tempo, la costruzione tecnica dell'immagine doveva essere tale da passare "inosservata". In altre parole: la tecnica che c'è dietro una foto non deve mai prevalere sulla foto stessa!

indietro     avanti

torna a racconti fotografici